Finale di anno convulso per il Governo, almeno sul fronte “tasse casa“. La Legge di Stabilità, nel suo iter parlamentare, avrebbe dovuto modificare l’impianto a “tre gambe” (tasi, tari, Imu) uscito dal Consiglio dei Ministri a fine ottobre, ma la corsa all’emendamento si è conclusa praticamente con un nulla di fatto. Lo stesso dicasi per il decreto Milleproroghe, che generalmente modifca la ex finanziaria e la corregge.
Il Governo, quindi, è stato costretto, a causa dei tanti interesse in gioco – alcuni di questi motivo di scontro anche all’interno della maggioranza – a rinviare. Un rinvio, questo, che ha suscitato le ire di tutti i soggetti politici ed economici coinvolto nella questione della tassazione degli immobili.
Agguerriti sono, ora più che mai, i sindaci. Il ministro Del Rio, ex presidente dell’Anci, sta tentando in questi giorni una difficile mediazione, ma non si vedono, almeno per il momento, spiragli di trattativa.
Quale destino per i proprietari di casa, dunque? Dipende dal vincitore che uscirà dalla lotta intestina tra Governo e Comuni. Letta e co. vorrebbero che ai sindaci bastassero i 500 milioni stanziati per le detrazioni e le aliquote al 2,5 e al 10,6 per mille. I primi cittadini, invece, richiedono l’innalzamento delle aliquote al 3,5 e all’11,6 per mille e lo stanziamento di altre risorse per le detrazioni.
Se a vincere sarà il Governo allora i cittadini subiranno, nel 2014, un drastico calo nella qualità dei servizi, poiché i sindaci dovranno trovare nelle casse comunali i fondi per pagare le detrazioni. Se a vincere saranno i Comuni, le tasse sulla casa saranno più alte ma, contemporaneamente, i soggetti fruitori delle detrazioni aumenteranno (fino a raggiungere il numero registrato negli anni passati).
Una cosa è certa: intorno a questo tema c’è troppa confusione.