“Lasciate ogni speranza, o voi giovani che cercate di comprare casa”. Con questa frase il Fatto denuncia l’impossibilità per i giovani di comprare casa, specie attraverso il mutuo, nonostante il Fondo creato ad hoc ormai qualche anno fa.
Le cause, quelle non direttamente imputabili al Governo, sono risapute: il credit crunch, che stringe i cordoni della borsa in mano alle banche; la crisi, che rende instabile il mondo del lavoro, precarizza i lavoratori che quindi non possono offrire agli istituti le garanzie che cercano; la mancanza di liquidità sufficiente per compensare quella porzione di valore dell’immobile naturalmente non coperto dai mutui.
In mezzo, il fallimento clamoro del Fondo per le giovani coppie, annunciato in pompa magna nel 2011 dall’allora ministro per le Politiche giovani Giorgia Meloni. Un Fondo da 50 milioni, potenzialmente in grado di risolvere una grande parte del problema casa per i giovani. Il risultato è stato miserevole: in due anni, solo 96 coppie hanno beneficiato del Fondo e alla fine dei 50 milioni ne risulta utilizzato solo uno.
La stessa Giorgia Meloni si è giustificata durante un’intervista andata in onda su Report. In breve, ha dato la colpa alle banche. L’ex ministro, oggi leader del partito di destra Fratelli d’Italia, ha spiegato che quando i giovani vanno agli sportelli e chiedono del Fondo, dall’altro lato rispondono che semplicemente non esiste, evidentemente mentendo, e invece chiedono garanzie e garanzie senza alcuna agevolazione.
Va considerato un altro fattore: la ristrettezza dei requisiti. Sono tanti, e non sono in molti a possederli. Il Fondo è teoricamente disponibile solo alle coppie che abbiano meno di 35 anni di età e meno di 35mila euro di Isee. Infine, almeno un componente della coppia deve lavorare con un contratto atipico. Insomma, deve essere precario.