La surroga diventa motivo di provvedimento per le banche italiane. La surrogazione permette di “trasferire” a costo zero il proprio mutuo da una banca ad un’altra e modificare i parametri del mutuo (senza variare il debito residuo), rendendo ancora più facile e conveniente la sostituzione del vecchio mutuo.
Sostituzioni rese fin troppo facile, secondo le Banche. Infatti da quando la procedura di “surroga” è stata introdotta dal 2007 dalla legge Bersani n. 40/2007, togliendo le spese della surroga stessa, il mutuatario italiano medio ne approfitta passando da una banca all’altra a seconda delle offerte del momento.
Per ovviare al problema, le banche hanno deciso di non concedere più surroghe a chi si presenta davanti allo sportello con un mutuo “usato”, cioè un mutuo che ha già ottenuto una surroga. La banche operano questa scelta perché ogni volta che la banca acquisisce un nuovo cliente, subisce anche un esborso variabile tra 1.500 e 2.000 euro, che vanno ai costi amministrativi e quelli relativi alle spese per la copertura finanziaria. Costi che però non estingue se lo stesso cliente esegue di continuo il suo gioco “ping-ponesco” da una banca all’altra dopo pochi mesi.
Quindi accade che le banche, in maniera non concordata, iniziano a rifiutare le richieste di surroga se scoprono che il mutuatario è intestatario di un mutuo sottoscritto prima con finalità di surroga. Tutto ciò avviene in maniera discrezionale. Molte sono le banche che hanno già deciso di tutelarsi, definendo norme che permettano loro di evitare di avere a che fare con mutuatari che in futuro potrebbero rivelarsi poco affidabili, semplicemente cambiando ancora il mutuo. Indagini recenti di Altroconsumo sviluppata attraverso 181 filiali bancarie hanno confermato questa tendenza: il 24% delle agenzie, secondo l’indagine, ha già posto limiti alla richiesta del trasferimento del mutuo con surroga: alcune filiali, se viene fuori che il richiedente ha già effettuato una surroga, evidenziano difficoltà burocratiche e bloccano la pratica.
In conclusione si può dire che il comportamento di pochi tende a non favorire l’ammorbidimento degli istituti bancari – che, tra l’altro, non sono obbligati ad accettare clienti provenienti dalle altre banche – e rischia di affievolire la surroga, fornendo proprio alle banche (felici di ciò) l’arma per spuntare un meccanismo così prezioso.