“Abolire l’Imu sulla prima casa non è equo”, questo quanto dichiarato dal Ministero del Tesoro in un documento di oltre 100 pagine, riguardante propria la riforma della tassa sulla casa, pubblicato ieri sul sito ufficiale.
In queste ore si sta discutendo tanto della delicata questione, partendo dalla possibilità di un’esenzione totale dell’Imu, fino alla sua sostituzione con una service tax, che andrebbe ad assorbire i servizi indivisibili (illuminazione e sicurezza), ma non l’Irpef regionale e la tassa sui rifiuti.
Il Ministro Saccomanni, intanto, ha avanzato alcune ipotesi per giungere ad una soluzione definitiva del rebus Imu, scartando a priori la sua abolizione, perché assolutamente iniqua.
Fra le ipotesi da lui avanzate, vi è quella di non cancellare la tassa sulla prima casa, ma di rendere possibile la sua detrazione dall’Irpef a tutti i contribuenti, anche se tale manovra costerebbe non poco.
Altra possibile soluzione, sempre secondo Saccomanni, potrebbe essere quella di non far pagare la rata imu a settembre (quella che era stata sospesa a giugno), mentre a dicembre sarebbero tenuti al versamento soltanto i contribuenti con reddito Isee più alto.
Fare ciò, equivarrebbe a far risparmiare l’Imu a poco meno della metà della popolazione italiana, la fascia più “povera”, con redditi Isee al di sotto dei 13 mila euro.
Per gli altri, come descritto nel documento, scatterebbero man mano degli sconti a decrescere, fino ad annullarsi alla soglia dei 70 mila euro.
Benefici, dunque, per le famiglie con reddito più basso e monoreddito.
Queste nuove modalità di calcolo dell’Imu rimarrebbero in vigore anche per tutto l’anno prossimo, periodo in cui esso verrebbe poi assorbita dalla service tax, che, come già accennato, accorperebbe soltanto i servizi indivisibili, lasciando fuori la tassa sui rifiuti e l’Irpef regionale.