Dal rapporto mensile che l’Abi rilascia puntualmente, è emerso che nell’ultimo mese, quello di Agosto, la richiesta di prestiti ha segnato una leggera flessione, rispetto ad una base annua, di qualche punto percentuale (intorno al -3%).
A pesare sul dato ovviamente la liquidità minore che le banche hanno a disposizione, così come lo spread, che influenzando l’omonimo valore bancario, causa un costo complessivo superiore alla norma che le famiglie devono spendere per richiedere una stessa somma di denaro, rispetto a a qualche anno fa.
Gli interessi sono ancora alti e proseguendo ancora le sofferenze bancarie; uno spread spread elevato ha causato inoltre una spesa maggiore nel così detto costo della raccolta, e la situazione non sembra destinata a cambiare, almeno attualmente.
Ad aumentare, sottolinea l’Abi nel suo report, sono soltanto le attività finanziarie esterne alla richiesta di denaro, ma legate ad investimenti, obbligazioni o titoli di stato per esempio. Questo settore ha riscontrato un cospicuo aumento, anche se le azioni ed i fondi comuni hanno comunque registrato una leggera flessione.
Cosa succederà? Vedremo se i provvedimenti governativi riusciranno ad abbassare lo spread sia sui titoli che quello bancario, il quali solo in determinati parametri consentirà agli istituto di credito di acquisire capitale e di prestarlo di conseguenza in maniera “più facile” a famiglie e imprese che ne anno bisogno.