Disoccupazione in crescita, nonostante la ripresa moderta e gli sforzi di Bce e Governo. E’ questa la prospettiva ipotizzata dalla Uil (sindacato afferento al centro politico). In un comunicato diffuso oggi viene analizzata la riforma degli ammortizzatori sociali attualmente in discussione. Proprio i cambiamenti su questo fronte potrebbe portare a disoccupazione dal 12,2% al 13,7%. Insomma, dalla padella alla brace.
Il ragionamento della Uil non è politico, né soggettivo. La conclusione alla quale è pervenuta è di natura prettamente tecnica: “I dati a disposizione per il 2013 fanno registrare, al momento, una Ula (unita’ lavorativa annua) pari a 389mila unita’ coperte dagli ammortizzatori che la riforma vorrebbe superare (mobilita’, cassa integrazione straordinaria e in deroga). Se la riforma fosse stata gia’ in vigore, dunque, queste Ula si sarebbero trasformate in nuova disoccupazione: sulla base di alcune nostre stime, si sarebbe passati dall’attuale tasso del 12,2% ad un probabile 13,7%“.
C’è ovviamente spazio per un giudizio politico. Giudizio sostanzialmente negativo. Al Governo viene imputato una approssimazione nel verificare le conseguenze delle riforme in programma. La critica maggiore non è tanto alla riforma del lavoro, quanto alla superficialità con la quale viene trattato il tema delle tutele, tra cui spicca il capitolo ammortizzatori.
“Lo diciamo con chiarezza e alla luce dei dati che presentiamo: non ci convince l’ipotesi che si sposti la protezione dall’azienda a fuori (quindi al disoccupato),Le politiche d’innovazione industriale e produttiva (quando ci sono e quando lo stato le costruisce), se non supportate da adeguati strumenti di “aiuto” ai lavoratori, rischiano di allargare quello che abbiamo definito il “cratere del lavoro“.