Pierre Moscovici, socialista, francese, ex ministro dell’Economia in Francia e ora nominato Commissario Ue per gli affari economici, ha tenuto ieri una audizione all’Europarlamento. Lo scopo era convincere i deputati a votare sì alla sua nomina in Commissione.
E’ accaduto qualcosa di paradossale, che ben restituisce il clima che oggi si vive nelle istituzioni europee.
A Pierre Moscovici non è bastato presentare le sue credenziali, evidenziare la sua preparazione, esprimere la sua idea di Europa. E’ dovuto scendere a un compromesso odioso. Ha dovuto rinnegare le sue idee politoche e abbracciare i dogmi dell’austerity. Il tutto per convincere i rigoristi, che nell’Ue rappresentano ancora la maggioranza.
Sicché l’ex ministro dell’economia francese, che tutto è tranne un fedelissimo della Merkel, ha indossato la maschera per qualche ora e ha elogiato lo “splendido lavoro” fatto dall’Ue in questi anni. Ha fatto i complimenti per l’approccio tenuto in Grecia (anche se ora il paese è sprofondato in una crisi apocalittica) ha sgridato l’Italia e la Francia per l’incapacità di raggiungere il pareggio di bilancio, ha evidenziato l’importanza di rispettare le regole di bilancio. Non ha parlato di flessibilità, di deroghe al Patto di Stabilità.
Snaturarsi, accondiscendere a una politica economica masochista e recessiva. Ciò è richiesto ai nuovi commissari. Siamo sicuri che il Moscovici che ieri ha parlato in audizione non era il vero Moscovici, ma il compromosso è comunque apparso imbarazzante.
Ciononostante, l’ex ministro non ha superato l’esame. Il parlamento ha respinto la sua nomina, dunque dovrà ritornare in audizione ancora una volta e ancora una volta dovrà cospargersi il capo di cenere e fare voto di obbedienza all’austerity.