I protagonisti di questo periodo sono sicuramente Merkel, Draghi e Renzi.
Il banchiere è salito, ancora di più, agli onori della cronaca per le politiche monetaria espansive da lui introdotte, per alcuni record abbattuti (vedi taglio dei tassi di riferimento) e per alcune dichiarazioni che suggeriscono svolte epocali nel modo di intendere l’economia da parte dell’Europa.
La cancelliera è il grando ostacolo al cambiamento. Ferma nelle sue posizioni anche quando pongono in essere rischi per il suo stesso paese, si oppone a ogni forma di stimolo all’economia che non sia “convenzionale”.
Il premier è la mina vagante nel sistema, almeno nell’immaginario collettivo. Litiga con i sostenitori dell’austerity, litiga con la Commissione Europa, critica e viene criticato da Mario Draghi.
Questi tre personaggi sono legati da una relazione “triangolare” e giocano tutti e tre a uno strano gioco delle parti. Sulla scorta di ciò, sono tanti i retroscena che possono stuzzicare la curiosità e soprattutto rappresentare la base di un ragionamento sulle prospettive future dell’Europa.
In buona sostanza, si odiano l’un l’altro.
La Merkel non ha apprezzato la svolta espansiva di Draghi, colpevole, secondo Berlino, di aver fatto il passo più lungo della gamba. La Merkel, inoltre, disapprova la richiesta di flessibilità da parte dell’Italia e l’intenzione, per ora implicita, di non rispettare pedissequamente gli obblighi imposti dalla disciplina di bilancio.
Draghi prova fastidio nei confronti della Merkel, soprattutto a causa dei suoi continui veti, ostacolo verso l’attuazione di ulteriori misure espansive. Draghi inoltre “odia” Renzi perché non riesce a imporre un’agenda di riforme utile a giustificare richieste di flessibilità a chi la dovrebbe concedere.
Renzi si è scagliato contro la Merkel “indirettamente”, criticando aspramente il suo fedelissimo Katainen. Il premier inoltre critica Draghi per la continua intromissione nel panorama politico italiano.