Pensioni che non bastano e lasciano ai margini della società, in condizioni di semipovertà ben 7,4 milioni di italiani corrispondenti al 44% del totale. Tanti sono gli anziani che vivono con una pensione al di sotto dei 1.ooo euro lordi.
Se un tempo la pensione era un traguardo ambito per riposare dopo anni di duro lavoro, godendosi quanto racimolato negli anni. Oggi diventa una specie di incubo che inizia con la difficoltà nel trovare un lavoro e si protrae fino agli ultimi giorni di vita quando si deve fare i conti con condizioni ai margini della povertà.
E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto presentato oggi, sul potere di acquisto delle pensioni dal titolo “Politiche fiscali, indicizzazione e progressivo impoverimeno delle pensioni” di Cupla (Comitato Unitario pensionati lavoro autonomo) in collaborazione con il Cer (Centro Europa ricerche).
Vivere con un reddito al di sotto dei 1.000 euro lordi lascia in condizioni di forte disagio tanti anziani residenti in zone molto più costose, creando così forte disagio sociale. Il potere di acquisto di questa fetta di popolazione risulta essere fortemente danneggiato a causa del mancato adeguamento della pensione, al costo della vita e dal continuo aumento della pressione fiscale si ad opera della stato che degli enti locali.
Così si legge nel rapporto:
“L’impoverimento dei pensionati non è solo un effetto del crescente peso del fisco. Il meccanismo di adeguamento annuale del valore delle pensioni all’inflazione non ha protetto né le pensioni di importo basso, né quelle di importo medio e alto”.
Secondo Cupla le pensioni minime andrebbero adeguate al 40% del reddito medio nazionale, passando da 500 a 650 euro mensili ner rispetto, tra l’altro di quanto disposto dalla Carta sociale europea. Inoltre il cuneo fiscale andrebbe esteso oltre i lavoratori dipendenti, toccando anche i pensionati di fascia più bassa, sarebbe poi opportuna anche una maggiore attenzione al meccanismo di indicizzazione.