Christine Lagarde è ritornata di recente sulla situazione italiana. Nell’ultimo documento diffuso, ha analizzato presente e immediato futuro dell’Italia e ha anche “consigliato” alcuni provvedimenti da prendere. Certo, siamo lontani dal concetto di commissariamento, ma lo spettro della Grecia (che è stata rasa al suolo dai diktat del Fondo e della Ue) fa paura.
Il presidente del Fondo Monetario Internazionale ha rivelato che l’Italia chiuderà il 2014 in recessione, seppur minima, -0,1%. La stima precedente prevedeva un comunque risicato +0,3%.
La crescita farà capolino, per giunta molto debolmente, solo dal 2015 con un poco confortante +1,1%.
Pessime notizie anche sul fronte del debito. Salirà fino al 136,4% (rispetto al Pil) nel 2014 per poi scende molto lentamente. Si scenderà sotto il 130% solo a partire dal 2018.
Non parliamo poi della disoccupazione. Quest’anno toccheremo il massimo dal dopoguerra, ossia il 12,6%. Il tasso scenderà solo a partire dell’anno prossimo, ma solo di qualche decimo. Fino al 2018, però, dovremo convivere con la doppia cifra.
Lagarde, affrontando il tema delle politiche da adottare, ha dichiarato che la spending review è uno “strumento importante” ma inefficace in assenza di “ulteriori risparmi saranno difficili senza affrontare l’elevata spesa per le pensioni”. Insomma, l’Fmi chiede all’Italia un nuovo attacco allo stato sociale. I sindacati sono già sul piede di guerra, dunque non è affatto certo che Renzi accondiscerà a queste richieste.
C’è stato spazio anche per il solito richiamo alle riforme: “La loro risoluta attuazione e’ essenziale per creare lavoro, aumentare la produttivita’ e aumentare il potenziale di crescita. Attuare le riforme strutturali simultaneamente e genererebbe significate sinergie di crescita”.