Sono in tanti ad andare addosso in questi giorni alla Tasi. Il tributo è fastidioso, perché ripristina la tassazione sulla prima casa dopo un anno, il 2013, in cui il “mattone principale” era stato ignoranto dal fisco. Ma è fastidioso anche, e soprattutto, per il caos che si è generato intorno alla data di scadenza.
La maggior parte dei Comuni non ha comunicato l’aliquota, sicché il pagamento slitta a ottobre. Gli altri, i cittadini dei Comuni cosiddetti virtuosi sono costretti ad affrontare scadenze ravvicinate. Il problema coinvolge anche i Caf, sommersi dal lavoro e a corto di direttive precise.
A gettare benzina sul fuoco, è intervenuta oggi la Confesercenti. L’ente che rappresenta i negozianti ha messo in relazione due eventi. Il primo è, appunto, il caos della questione Tasi; il secondo è il calo dei consumi. Non un calo normale, fisiologico, bensì un crollo registrato in questa settimana.
La colpa di ciò, secondo Confesercenti, sarebbe da imputare al clima di confusione che sta accompagnando l’esordio della Tasi. Dalla confusione sarebbe nata la paura e dalla paura sarebbe scaturita la riduzione del consumo.
Questo ha coinvolto proprio i generi di prima necessità come carne e pane.
A contribuire, contestualmente, anche la concentrazione delle date di scadenza di molte tasse. Questa l’amara conclusione: “Una concentrazione tale che costringe i contribuenti a scegliere: invece che dal macellaio o dal panettiere, i consumatori devono passare all’ufficio delle imposte e lasciare lì una parte significativa del reddito disponibile”.