In questa campaga elettorale sono stati in pochi a distinguersi per correttezza. Da tutte le parti sono stati pronunciati insulti, anche molto gravi. Poche volte sono stati affrontati temi seri. Ciò non vuol dire che i programmi dei vari partiti difettino sotto questo punto di vista. Solo un partito, o per meglio dire una forza politica, ha dichiarato esplicitamente di voler abolire la tassa più pesante che l’Italia abbia mai affrontato: il Fiscal Compact.
Il Fiscal Compact, in verità, non è un tassa, ma può essere associato a questo termine per l’enorme impatto che avrà sulle tasche degli italiani. Si tratta, in buona sostanza, di un trattato stipulato in Europa (e ratificato in Italia dai partiti di Governo) che impone a tutti gi stati membri di tagliare ogni anno un ventesimo della misura eccedente il 60% del rapporo debito/pil.
Per giungere a questa soglia, il Bel Paese deve privarsi di qualcosa come 800 miliardi, che diviso venti fa 40. Avete sentito bene: agli italiani ogni anno verrà imposto di versare 40 miliardi in più di quanto non facciano oggi. Un salasso dalle dimensioni indicibili.
Il Pd su questo punto tace, e tace anche Forza Italia e i partiti che fanno riferimento alla Lista Tsipras. L’unico partito che ha inserito l’abolizione del Fiscal Compact è il Movimento 5 Stelle. Anzi, è il primo punto dei sette che sono stati presentati in campagna elettorale. Peccato che il messaggio non sia passato in maniera efficace, diluito nel mare di insulti e polemiche che poco hanno a che fare con la politica vera.