Nella festa delle donne, di oggi 8 marzo, non si può non parlare dell’economia e del suo andamento. Un’economia che potrebbe avere un risvolto più che positivo se si coinvolgesse il gentil sesso tanto quanto quello maschile.
Per cui, viene spontaneo raccontare la storia di Keely Deininger, donna amante della moda. Non sapeva rinunciare al suo lavoro nel design presso un fornitore Marks and Spencer. Tuttavia decide di lasciare il lavoro per prendersi cura dei suoi tre figli.
L’amore per la sartoria però non l’abbandona così un giorno ha chiamato sua madre e le ha chiesto di badare ai bambini, ha preso un aereo per il Vietnam ed è volata via. Una volta lì, ha iniziato a disegnare abiti, è diventata un’imprenditrice occasionale che lavorava durante la notte.
La sua storia fa parte di un rapporto che suggerisce che l’economia (in questo caso del Regno Unito ma più genericamente a livello internazionale) potrebbe ricevere una spinta di 250 miliardi di sterline se le start-up delle donne ricevessero lo stesso finanziamento degli uomini.
Il rapporto commissionato dal governo stima che ci siano 1,1 milioni di imprese “mancanti” a conduzione femminile e stabilisce otto modi per aumentare il numero di donne imprenditrici.
Il finanziamento per la divisione Angel Face di Keely Deininger, per tornre alla storiq succcitata, proveniva da un collega, piuttosto che da un prestito formale da parte di una banca o di un fondo di venture capital.
Non aveva un nome aziendale o un piano aziendale e non aveva fatto ricerche prima di avviare la sua azienda.
Il rapporto commissionato dal governo, definito rapporto Rose, suggerisce che c’è un modo per ottenere più donne imprenditrici. Ovvero, indipendentemente dal fatto che siano madri, o impiegare la forza lavoro o avviare attività commerciali, si può creare un codice che chieda loro di segnalare finanziamenti di genere.
Alison Rose, che ha guidato la rivista, ha detto che il deficit sta danneggiando l’economia. La sig.ra Rose, a capo delle attività bancarie societarie, commerciali e private della Royal Bank of Scotland, ha dichiarato: “Sono fermamente convinta che la disparità che esiste tra le donne e gli imprenditori maschili sia inaccettabile e che non faccia bene né al Regno Unito nel al mondo intero”.
Alison Rose dice che ci sono più di un milione di imprese scomparse a causa delle barriere che ostacolano le imprenditrici. Il potenziale non realizzato per l’economia del Regno Unito è enorme. La stessa è stata incaricata a settembre da Robert Jenrick, segretario del Tesoro dello Scacchiere, di verificare se vi fossero ostacoli ingiusti che impedivano alle donne di avviare un’attività imprenditoriale.
Jenrick ha dichiarato dal suo canto che le donne imprenditrici impegnate stanno affrontando troppo spesso ostacoli per la creazione e per la crescita della propria impresa, ma queste barriere non trattengono solo le donne, trattengono ognuno di noi.
Il primo ministro Theresa May ha affermato che il governo ha intenzione di incoraggiare più aziende a considerare la divisione di genere delle società in cui hanno investito.
NatWest, di proprietà di RBS, sarà il primo firmatario del codice, che impegna gli investitori finanziari a istituire finanziamenti di genere, mentre il Tesoro stabilirà un nuovo “investimento nel codice delle donne imprenditrici” per mostrare una divisione di genere degli investimenti che fanno annualmente.
Il divario retributivo di genere cresce a centinaia di grandi imprese. Non a caso, il rapporto afferma che il 6% delle donne del Regno Unito gestisce le proprie attività rispetto al 15% in Canada, quasi l’11% negli Stati Uniti e oltre il 9% in Australia e nei Paesi Bassi.
Basti pensade che anche se il Regno Unito raggiungesse la stessa quota media di donne imprenditrici rispetto ad altri paesi, potrebbero essere aggiunti al valore dell’economia circa 200 miliardi di sterline.
Parw infatti che, nel Regno Unito, per ogni 10 imprenditori maschi ci sono meno di cinque donne imprenditrici. Un sondaggio per la revisione ha rilevato che l’accesso ai finanziamenti è la barriera numero uno, menzionata da quasi il doppio delle donne rispetto agli uomini.
Il rapporto afferma che solo uno su tre imprenditori britannici è di sesso femminile, che descrive come “un divario di genere equivalente a 1,1 milioni di imprese scomparse”. Le imprese a conduzione femminile sono anche più piccole di quelle gestite da uomini e meno probabilità di crescere. Le piccole imprese gestite da uomini hanno cinque volte più probabilità di raggiungere un fatturato di 1 milione di sterline rispetto alle piccole imprese gestite da donne.
Il rapporto descrive il Regno Unito come “capitale di avviamento dell’Europa”, con un tasso di crescita del 5,1% nel numero di nuove imprese tra il 2013-2017. Ma, dichiara anche che le imprese a conduzione femminile ricevono meno fondi di quelli diretti da uomini in ogni fase del loro sviluppo.
Un’indagine su 1.500 uomini e donne condotti per la revisione ha rilevato che l’accesso ai finanziamenti è l’ostacolo numero uno, menzionato da quasi il doppio delle donne rispetto agli uomini.
Tra le altre raccomandazioni, le banche e i fondi di investimento del Regno Unito aiutano i loro ricchi clienti a investire. Investire cioè in imprese gestite da donne e incoraggiano gli imprenditori con sede nel Regno Unito a sostenere le imprenditrici. Questa iniziativa sarà guidata da Alexandra Daly, fondatrice degli specialisti di fondi AA Advisors.
Un programma “esperto in residente” potrebbe essere offerto agli imprenditori. Il rapporto suggerisce inoltre che le banche dovrebbero progettare prodotti per aiutare gli imprenditori genitori a gestire l’assistenza familiare.
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