In pausa la ripresa economica, secondo i dati di tutti gli osservatori istituzionali. Questo è vero, ma è vero anche che le imprese italiane che si battono su sentieri esterni alla finanza hanno dato dimostrazione del rafforzamento dei loro bilanci, con una possibilità di prendere sospiro di sollievo nell’imminente futuro per una germogliata solidità finanziaria. Un miglioramento che – così come dimostra la crescita del Pil – si prospetta però di più pesante intensità
Solidità finanziaria: sguardo al passato
A dicembre 2017, il tasso di default (ossia la dimostrazione di ritardi di più di 90 giorni nei pagamenti) calcolato da CRIF Ratings ha avuto una registrazione del 3,9%, in un sensibilw calo rispetto al 4,0% di giugno 2017. Il calo è più marcato se messo a confronto con il 4,7% di dicembre 2016, dato a sua volta già migliorato rispetto al 5,8% di fine 2015.
Solidità finanziaria: quali le prospettive future
I pronostici per il biennio 2018-2019 sono esausistivi. CRIF Ratings pensa che nei prossimi 2 anni il tasso di default si piazzerà su uno standard compreso tra il 3 e il 3,5%. Dopo il 3,9% del 4Q17, CRIF Ratings sta anticipando quindi ancora altre riduzioni del pericolo finanziario per le imprese italiane, ad un ritmo che andrà rallentando nel medio termine.
Pur con una riduzione rilevata nel quarto trimestre 2017, le Costruzioni restano il settore con il tasso di default più elevato (6,2%); altri comparti che prevedono una rischiosità finanziaria di poco più alta della media delle imprese italiane non finanziarie sono l’Agricoltura (4,0%), l’Alimentare, Bevande e Tabacco (4,1%) e il Commercio (4,2%). I settori che invece registrano dei tassi di default più bassi sono la Chimica e Farmaceutica (2,4%), ICT, Media & TLC (2,7%) e Utilities ed Energia (3,1%).