Mastercard e Google avrebbero stipulato una sorta di accordo segreto per permettere al motore di ricerca più famoso e usato del mondo di tracciare gli acquisti dei clienti nei negozi fisici e verificare quanto siano efficaci le pubblicità online: lo scrive Bloomberg e tutti pensano allo scandalo Cambridge Analytica.
Le stratosferiche stime dei numeri dello scandalo che sta per travolgere Google e Mastercard non sono nulla in confronto alla pubblicità negativa che ne deriverà. Si parla di oltre due miliardi di clienti della popolare carta di credito, vittime inconsapevoli di un tracciamento giudicato illegale da chi ha accusato i due colossi dell’economia e della tecnologia.
In sostanza, Google e Mastercard avrebbero concluso un accordo segreto che avrebbe permesso alla società di Mountain View e ai suoi inserzionisti di tracciare le vendite offline dei consumatori, ovvero lo shopping nei negozi fisici pagato con la carta di credito. L’agenzia Bloomberg, specializzata in news e mass media non solo negli USA, bensì a livello mondiale, ha saputo da fonti attendibili che per avere i dati dalla società di credito, entrambe le aziende avrebbero concordato per una divisione di una parte del guadagno.
Per ora, i vertici delle due società non hanno intenzione di commentare, confermare o smentire la notizia. Queste info, e probabilmente altri dati sensibili, sono stati venduti a Big G per milioni di dollari. Il prezzo della privacy di ciascun utente Mastercard.
Ovviamente, la notizia è tutta da verificare: qualora l’accordo fosse reale, i due miliardi di persone che utilizzano la carta di credito non hanno avuto idea del tracciamento degli acquisti e delle ricerche online. Inoltre, il mistero si infittisce in quanto l’anno passato la società di Mountain Views aveva annunciato un servizio chiamato Store Sales Measurement, comunicando di poter avere accesso al 70% delle carte di debito e credito USA attraverso partner non specificati. Fono ad ora, infatti, nessuno era a conoscenza di quali ditte avessero aderito a questo programma.
Inevitabile la rabbia dei consumatori per la conseguente violazione della privacy. Ormai, lo sanno tutti che chi si iscrive a determinati siti, come uno di shopping online, un social o a una pagina di giochi online come NetBetCasino si corre il rischio che le proprie informazioni possono essere tracciate.
Tutti hanno una cosa in comune: hanno annoverato tra i mezzi di pagamento anche la carta di credito. Diverso il discorso invece per quanto riguarda i negozi reali. Quando si fa shopping con le amiche o si paga la spesa con il POS, si hanno due scontrini: il primo che documenta la transazione eseguita con successo, mentre la seconda ricevuta non fiscale che riepiloga cosa si sia comprato.
Per questo, le associazioni consumatori non si aspettano di certo che gli acquisti offline siano collegati direttamente allo shopping online. Questo perché i consumatori non si hanno abbastanza informazioni riguardo ai loro diritti e a cosa servono questi fantomatici dati a queste due aziende. Oltre a capire quali dati possono essere venduti e quali no. Si deve pensare che le due multinazionali, collaborando, hanno permesso di rendere efficaci gli Ads, ovvero le pubblicità di Google che compaiono sul browser durante la normale navigazione. Un portavoce Mastercard ha sottolineato che in fase Beta si è costruita una cifratura a doppio cieco, a Big G e ai partner di conoscere l’identità degli utenti e la possibilità di risalire a chi abbia effettuato l’acquisto. Il tutto potrebbe però finire in una bolla di sapone, visto che la funzione di tracciamento offline dei pagamenti possa essere disattivabile direttamente dalla sezione Attività web e app, presente nelle impostazioni dell’utente. Non è ancora stato chiarito se sia possibile scegliere di non essere tracciati anche dal lato del fornitore del servizio di carte di credito o debito, quindi nel caso delle compere nei negozi fisici.
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