Finalmente un po di pulizia nel settore della pubblica amministrazione dove a causa di una serie di provvedimenti disciplinari nel corso del 2013 sono stati attuati 220 licenziamenti.
In un paese come l’Italia dove allo stato attuale il lavoro è diventato un utopia, nel corso del 2013 sono stati avviati 6.900 procedimenti disciplinari di cui il 45% deriva da assenze ingiustificate o non”comunicate nei termini previsti”.
Le motivazioni che soggiacciono ai 220 licenziamenti, sarebbero legate per la quasi metà e con precisione per il 45%, ad assenze ingiustificate o non comunicate per tempo, seguono poi 78 licenziamenti connessi a reati pari a il 36%, da comportamenti non corretti verso i superiori o i colleghi, da negligenza e inosservanza degli ordini di servizio pari a il 16%. Infine ultima motivazione dei licenziamenti che copre una percentuale pari al 3% riguarda chi ha un doppio lavoro e che compie attività extralavorative non autorizzate.
Il maggior numero di licenziamenti si osserva a carico sopratutto di due istituti le scuole (81) e ministeri (66).
Rispetto all’anno precedente la cifra dei licenziamenti risulta essere stabile, tuttavia sembra esserci una controtendenza rispetto alle motivazioni, in quanto i reati spiegavano il 47% dei licenziamenti e le assenze dal servizi invece riguardavano il 29%. Sempre i reati erano il motivo di quasi la metà delle interruzioni del rapporto di lavoro nel 2011, quando però il numero complessivo di licenziamenti disciplinari risultò maggior e pari a 288 casi.
I procedimenti disciplinari non danno sempre luogo a licenziamenti ma spesso (forse troppo) si traducono in una sospensione lavorativa non retribuita, di fatti le sospensioni nel 2013 sono state quasi 1.400 a fronte di 220 licenziamenti su un totale di procedimenti disciplinari pari a 6.935.