In quanti abbiamo avuto l’onore di tenere tra le mani una banconata di 500 o 200 euro? In pochissimi secondo le ultime ricerche, che rilevano come questi tagli siano rari in Italia. Le ragioni sono da ricollegare alla crisi economica ma non solo, pure l’alto tasso di criminalità influisce sull’insolito fenomeno.
Sembrerebbe che la circolazione di banconote da 500 e 200 euro sia nel mercato italiano estremamente rara, il popolo italiano ha quasi perso memoria di come questi biglietti siano fatti. Ormai i tagli più diffusi sono i pezzi da 20 e 50 euro a fronte di tale situazione diviene automatico chiedersi ma dove sono finiti i tagli grandi? A quanto pare i fortunati detentori di queste rare banconote, le hanno depositate in banca e di prelevarle non ci pensano proprio.
Banconote da 500 e 200 euro molto rare ecco la motivazione secondo Visco
Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco su tale faccenda, durante un intervento dinanzi alla commissione Antimafia così si è espresso:
“Le banconote da 500 euro in Italia sono crollate. Vengono portate in Italia per essere versate, ma non vengono più prelevate per essere spese da noi. Il che vuol dire che sono molto usate nel resto del mondo”.
A confermare quanto sostenuto dal governatore, i dati che registrano prelievi alla Banca d’Italia di 167 mila biglietti da 500 euro e versamenti pari a 19,3 milioni banconote.
Durante la conferenza poi il Dottor Visco ha fatto presente come oggi il peso della criminalità organizzata sulla nostra economia è notevole, diverse sono le manovre messe in atto da Banca Italia per contrastare la fuga di capitali, tra queste c’è Uif, l’Unità di informazione finanziaria i cui dati sono alquanto allarmanti ,in quanto vedono flussi finanziari indirizzati verso i cosiddetti ‘paradisi fiscali’ di circa il 36 per cento maggiori di quelli registrati negli altri paesi.
L’impatto negativo della criminalità organizzata sull’economia italiana tuttavia non si limita solo all’evasione fiscale, ma si estende e danneggia anche i normali processi economici in quanto inibisce in modo consistente gli investimenti esteri.