Tfr in busta paga, si ma solo per tre o quattro anni. E’ questa la proposta dell’Inps, avanzata dal commissario dell’ente pensionistico, Tiziano Treu, a margine di un convegno tenutosi ieri sera.
“Ho fatto una proposta da privato cittadino, si potrebbe fare un intervento di emergenza che vale tre o quattro anni e poi ritornare a destinare il Tfr alla previdenza integrativa. Così nell’immediato si avrebbe un impatto positivo sui consumi e poi la previdenza integrativa riprenderebbe ad essere finanziata”.
Parole, queste, che rivelano l’intento da parte di Treu di trovare una via di mezzo tra i favorevoli e i contrari. Tra i primi spicca Renzi e, con qualche riserva, buona parte della pattuglia Pd in Parlamento. Tra i contrari, Squinzi di Confindustria, Camusso e Landini di Cgil e Fiom, ma in generale tutti le associazioni. Contro anche tutte le opposizioni parlamentari.
Si sta dibattendo molto in questi giorni sulla reale efficacia del provvedimento. A pesare, però, è l’incertezza sui tempi e sui modi. Non si conosce la porzione di Tfr che finirà eventualmente in busta paga, né se la misura sarà declinata nella forma dell’una tantum o se sarà continuativa.
Altri, poi, considerando il Tfr una vera e propria fregatura. Si sposta denaro dalle “riserve” dei cittadini verso una “piattaforma”, quella del reddito, che impone tassazioni più elevate. Risulta emblematica da questi punto di vista l’opinione di Confindustria, secondo cui l’unico beneficiare del provvedimento è lo Stato, che da questo riceverà molte entrate in più (proprio per la questione della fiscalità).