L’Italia dovrà versare nelle casse dell’Unione Europea 340 milioni in più rispetto ai contributi ordinari. La causa di questo maggiore esborso va rintracciata, nello specifico caso italiano, nel nuovo metodo di calcolo del Pil. Da questo, quindi, non solo gioie ma anche dolori.
Le “gioie” sono note ormai da qualche mese. Il nuovo metodo, che prevede l’inserimento di attività sommerse quale traffico di droga e prostituzione, ha fatto salire il Pil di 59 miliardi. Ne è conseguito un rapporto con il deficit basso, e quindi margini di manovra più ampi per quanto riguarda la spesa a deficit. Il rapporto con il vecchio sistema, per quanto riguarda il 2013, era del 3%. Con il nuovo, è del 2,2%. Per questo il Governo si è trovato tra le mani la possibilità di spendere fino sette decimi di percentuale.
I “dolori”, per ora, si limitano al maggiore esborso. Dal momento che il Pil è aumentato (aumento indotto sia chiaro), la quota di finanziamento spettante all’Italia è salita di 340 milioni di euro.
Agli altri paesi è andata diversamente. E’ andata molto male alla Gran Bretagna, che dovrà versare 2.1 miliardi in più. E’ andata bene alla Francia, che dovrà versare 200 milioni in meno.
Le conseguenze sul fronte della contribuzioni non erano attesi. Gli inglesi, anzi, sono insorti, mettendo in discussione il metodo. “Tutto ciò è inaccetabile. Ocorre approfondire metodi e risultati” ha dichiarato il premier David Cameran. In Italia si è levata sono una voce critica, quella di Sandro Gozi, sottosegretario alla presidenza del consiglio con deleghe europee.