La Legge di Stabilità, nota anche con il nome generico di “manovra economica”, uscita dal Consiglio dei Ministri, sta generando pareri contrastanti. Al plauso di Confindustria si è contrapposto il no secco delle Regioni.
A mano a mano che scorrono le ore, e le novità vengono metabolizzate dai diretti interessati, gli amministratori locali rinnovano e anzi intensificano i propri attacchi. In prima fila c’è il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino.
Perché la Legge di Stabilità non piace ai presidenti regionali? Il motivo è semplice: prevede pesanti trasferimenti agli enti locali, per la precisione di circa 4 miliardi. Le Regioni quindi avranno a disposizione due strade: la prima è quella di alzare le tasse, la seconda è quella di ridurre la spesa. Quest’ultimo elemento è cruciale. Per Renzi, tagliare la spesa vuol dire eliminare gli sprechi, per Chiamparino e co. vuol dire tagliare sulla Sanità, che rappresenta l’80% dei bilanci.
Lo scontro è acceso e durissimo. Anzi, è già sceso sul piano personale.
Alle critiche di Chiamparino, il presidente ha risposto con un tweet: “Una manovra da 36 miliardi e le Regioni si lamentano di 1 in più? Comincino dai loro sprechi anzichè minacciare di alzare le tasse”.
Il numero uno del Piemento ha replicato: “Considero offensive le parole di Renzi perché ognuno deve guardare ai suoi sprechi, e mi chiedo: nei ministeri forse non ce ne sono?”.
Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, ha invece scelto l’ironia: “E’ facile tagliare con i soldi degli altri”.
Ben più serioso il suo pari grado del Veneto, Luca Zaia: “Questa manovra passerà alla storia come la legge del massacro, specie per le Regioni virtuose”.