L’Italia è un paese maschilista? A rispondere a questa domanda è il World Economic Forum, che ha diffuso oggi un rapporto sulla parità uomo-donna al lavoro. E’ stata analizzata la situazione di oltre centocinquanta paesi. L’Italia è a metà classifica, per la precisione al 69esimo posto. Un risultato ambiguo quello del nostro Paese, dal momento che in alcuni ambiti la parità uomo-donna è stata raggiunta mentre in altri l’uguaglianza è ancora un sogno nel cassetto.
A risaltare, però, è il dato previsionale. Questo, sia chiaro, si riferisce alla situazione globale. In estrema sintesi, il World Economic Foruma afferma che per avere una piena e soprattutto diffusa parità di genere occorrerà aspettare almeno 80 anni. A far lievitare questo numero è sicuramente l’analisi su alcuni paesi del sud del mondo e del Medioriente. Non a caso il fanalino di cosa è lo Yemen, che conferma per il quarto anno di fila l’ultimo posto.
In cima alla classifica troviamo, come da pronostico, tutti i paesi nordici, in particolare l’Islanda. Nella top ten, forse un po’ a sorpresa, il Rwanda, il Nicaragua e le Filippine.
E l’Italia? A sorprendere non è il pur negativo 69esimo posto in classifica. Scomponendo il dato, infatti, si scopre che il nostro Paese è all’avanguardia, o quasi, in quanto a partecipazione politica delle donne (30esimo posto) ma è pessimo sul fronte della partecipazione economia (114esimo). Un dato, questo, che deve fa riflettere dal momento che sostanzia un danno rilevante per la crescita.
Nella notta del Wef infatti si legge: “Realizzare l’uguaglianza di genere è necessario per ovvie ragioni economiche. Solo le economie che avranno pieno accesso a tutti i loro talenti resteranno competitive e prospereranno”.