L’Istat continua a ritoccare al ribasso le stime del Pil. Che le cose non stessero andando per il verso giusto, era noto già a luglio. Che il 2014 si sarebbe chiuso con una recessione importante anche in termini numerici, non era né previsto né tantomeno auspicato. Eppure, l’economia veleggia verso il segno meno anche per quest’anno.
L’Istat ha addirittura ritoccato al ribasso la previsione: -0,3% rispetto al -0,2% dell’ultima rilevazione.
In verità, il peggioramento non è dato da un reale decremento della qualità economica dell’Italia, piuttosto dalle novità apportate al sistema di calcolo. Il Pil da quest’anno comprenderà anche le attività illegali. Ebbene, il confronto tra il Pil 2014 calcolato con il nuovo metodo e il Pil 2013 calcolato alla stessa maniera fa segnare lo 0,3% negativo. Questo vuol dire che a essere in decremento sono proprio le attività come prostituzione e droga.
Questo particolare alimenterà senz’altro il dibattito sull’utilità di inserire queste attività nel conteggio del Pil. Il pericolo è che, oltre a confermarsi come una scelta eticamente discutibile, possa configurarsi come un’arma a doppio taglio: anziché migliorare i parametri, li peggiora.
Fermo restando che i problemi dell’Italia sono altri. In primo luogo la deflazione, poi la mancanza di liquidità che coinvolge tutti gli attori economici, fino a raggiungere i drammatici livelli della disoccupazione totale e della disoccupazione giovanile.
Da questo punto di vista, il Job Act può aiutare, ma occorre guardare se si vuole uscire dalla crisi. E’ necessario guardare alla Bce, e ai suoi programmi di stimolo monetario, più che i governi nazionali. Il più grande ostacolo è il conservatorismo della Germania.