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Heineken: investiamo in Italia, ma meno tasse sulla birra

Heneiken investiamo in Italia, ma meno tasse sulla birra

Heineken è disposta a continuare ad investire in Italia ma solo se ci saranno meno le tasse sulla birra.

Il  14 ottobre 2014 il colosso della birra Heineken ha organizzato una giornata intitolata “Heineken incontra” in cui è stato illustrato il rapporto sul contributo economico e sociale in Italia del gruppo nel periodo 2008 – 2013 (dall’inizio della crisi cioè ad oggi). L’illustrazione dei valori e dei risultati del gruppo  è stata affidata all’Amministratore Delegato di Heneiken Italia, Edwin Botterman, e a quello di Partesa, Riccardo Giuliani, accompagnati in tale esperienza dal Direttore Comunicazione ed Affari Istituzionali Alfredo Pratolongo.

Gli investimenti effettuati in Italia ammontano a circa 17 milioni di euro; tali capitali sono stati ripartiti tra gli stabilimenti di Comun Nuovo (Bg); Pollein (Ao); Massafra (Ta) ed Assemini (Ca). Il gruppo si posiziona al primo posto del settore della birra in Italia con un fatturato complessivo di 933 milioni di Euro nel 2013. I dipendenti sono 3.000, ma considerando l’indotto i posti di lavoro si aggirano attorno ai 30.000.

Punto di forza di Heineken è l’attenzione dedicata ad  innovazione, ricerca e sviluppo, consumo responsabile e sostenibilità ambientale. Una fetta importante degli investimenti è stata destinata nel periodo in osservazione anche alle politiche di comunicazione e alla logistica. E anche nel 2015 il colosso della birra ha intenzione di effettuare importanti investimenti in Italia.

Tuttavia l’A. D.  ha posto l’attenzione sul contesto sfavorevole in cui Heineken si trova ad operare: la pressione fiscale non è più sostenibile. Oggi la percentuale di tassazione applicata alle birre è del 40% e prossimamente – così come stabilito dal governo Letta –  a gennaio 2015 è previsto un ulteriore aumento delle accise. Urge quindi una riduzione delle tasse per consentire al gruppo di svolgere la propria attività in maniera concorrenziale rispetto agli altri Paesi  e di effettuare lo stesso volume d’investimenti evitando che una fetta importante del fatturato venga assorbita dalle tasse.

 

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