Crisi economica che emerge dai dati dell’anagrafe delle imprese. Sa da un lato cresce il numero delle nuove imprese nate, dall’altro aumentano inesorabilmente i fallimenti.
Nel terzo trimestre del 2014 l’anagrafe delle imprese chiude con un +0,3% per un totale di 16.451 unità. Quasi 4.000 unità in più rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. Tuttavia il tasso di crescita è il più basso dal 2005 e continuano a crescere i fallimenti a quota 10.000 nei primi 9 mesi dell’anno, segnando un +19% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Secondo Unionecamere il settore più vessato è l’artigiano che per il terzo trimestre consecutivo registra un dato negato nel rapporto tra chiusure e aperture, dovuto in particolare alla riduzione delle iscrizioni (record negativo del decennio e oltre 1.000 unità in meno rispetto a quelle, già modeste, registrate nello stesso periodo del 2013).
I modesti risultati del terzo trimestre 2014 – positivi peraltro come nei terzi trimestri di ogni anno – sono spiegati dal volume delle nuove iscrizioni che, con 72.833 unità (circa 792 nuove imprese al giorno, sabato e domenica inclusi), ha conosciuto il risultato peggiore degli ultimi dieci anni.
Anche in questo trimestre si è verificato un aumento delle società di capitali che da sole realizzano il 71,33% del saldo complessivo e hanno fatto registrare un tasso di crescita (0,80%) di circa tre volte più alto del tasso di crescita nazionale (0,27%).
Crescono poco le imprese individuali che rappresentano il 54%. Le società di persone, da tempo in netta flessione, presentano l’unico dato negativo, pari a -523 unità nel trimestre.
Per quanto riguarda le imprese artigiane, se si esclude un andamento positivo per quelle che adottano la forma delle società di capitali – che comunque rappresentano ancora solo il 4,7% del totale del comparto -, tutte le altre forme giuridiche mettono in luce saldi negativi.
Tra le regioni, il risultato più positivo in termini assoluti è quello del Lazio (+3.330 imprese in più tra luglio e settembre), seguito dalla Lombardia (3.184) e dalla Campania (+2.084). In termini relativi il quadro non cambia aspetto e la più «prolifica» regione risulta sempre il Lazio (+0,53%) seguita questa volta da un terzetto ravvicinato composto da Campania (+0,37%), Trentino Alto Adige (+0,36) e Lombardia (+0,34).