BTP Italia l’asta prosegue oggi con gli investitori retail, mentre il 23 ottobre sarà il turno di quelli istituzionali. Le aspettative sono alte, ma saranno soddisfatte?
2,995 miliardi. E’ questa la cifra raccolta dal Tesoro attraverso l’emissione di Btp Italia di ieri. Si può essere contenti di questi numeri? Innanzitutto, occorre confrontarli con quelli delle passate emissioni. Quella che si sta tenendo in questi giorni è la settima asta Btp. La prima è stata condotta tre anni fa, in piena crisi finanziaria. In totale, fino a questo momenti, sono stati acquistati Btp Italia per un totale di 87 miliardi. L’obiettivo è raggiungere quota 100, ma di questo passo difficilmente verrà centrato il bersaglio, anche se di poco.
Le speranze sono dunque riposte nelle aste di oggi e domani, dedicati agli investitori retail, ma soprattutto in quelle a partire dal 23 ottobre, che vedranno la partecipazione esclusiva degli investitori istituzionali (banche, fondi di investimento etc).
La prima emissione si rivelò un successo. Perché questa invece annaspa? La risposta è semplice: il contesto è profondamente cambiato. E’ cambiata soprattutto l’inflazione. Dal 3% siamo passati allo 0,3%. Questo è un guaio per un titolo che vuole fare gola attraverso lo strumento dell’indicizzazione. Se l’indice dei prezzi al consumo è nullo, il Btp Italia non frutta. O, per meglio dire, frutta per quel che è il suo interesse, molto basso a dire il vero: 1%.
Questo il punto di Angelo Drusani, esperto del settore obbligazionario e consulente per Banca Albertini Syz. “Mi aspettavo una tasso cedolare più alto, intorno all’1,25%. Ma lo preferisco al BTp classico. Meglio avere poco meno oggi con la possibilità di avere molto in più domani. E poi ha il vantaggio che si compra a 100, lo stesso prezzo di rimborso, mentre il BTp classico oggi viaggia sopra la pari, e questo non piace a molti investitori”