La Tasi nuova tassa sulla casa è stata fissata alle aliquote massime da molti comuni, in confronto con l’Imu si sta trasformando in una gran bella mazzata, con un’aliquota media del 2,46 per mille.
Molte città hanno deciso di fissare l’aliquota al massimo del 2,5 per mille con l’aggiunta dell’addizionale dello 0,8, per un’aliquota totale del 3,3 per mille. Così è stato nelle città di Bologna, Genova, Napoli, Venezia, Bari, Firenze, Torino e Catania. Si sono fermate, si fa per dire, al 2,5 per mille Roma e Milano. I sindaci assicurano che la scelta è stata obbligata. Era l’unico modo per assicurarsi quelle entrate perse con l’abolizione dell’Imu. Il problema è che essendo diverso il modo in cui la tassa incide sulla casa, si è finito per colpire maggiormente immobili con rendite catastali medio-basse, le famiglie con figli, le città che prima avevano un’Imu bassa.
Chi pagà la Tasi? A dover corrispondere la tassa sono i proprietari di prima e seconda casa (in quest’ultimo caso si paga anche l’Imu). Pagano anche gli affittuari per una percentuale che varia dal 10 al 30% secondo quanto stabilito dai sindaci.
Quando si paga la Tasi? Le scadenze sono molto variabili. Molti Comuni hanno fatto pagare un acconto il mese di giugno, altri hanno intenzione di farlo pagare entro il 16 ottobre. I più ritardatari faranno pagare tutto in un’unica soluzione a metà dicembre. Ricordiamo che parte della Tasi è la Tari (tassa sui rifiuti) che però verrà pagata usando bollettini diversi.
Quanto si paga in confronto con l’Imu? L’ammontare dipende dalle scelte del Comune che può optare per un’aliquota che oscilla dall’1 al 2,5 per mille (l’Imu andava dal 4 al 6 per mille). Le detrazioni saranno solo un’opzione e molto più basse. Tra le diverse opzioni a dispozione dei sindaci si sono scelte detrazioni generali, in alcuni casi gli sconti sui figli sono stati nulli, in altri casi sono stati limitati solo al terzo figlio in poi, in altri dal quarto in poi. Le situazioni sono davvero molto varie. Non esiste più la detrazione fissa prevista per l’Imu di 200 euro per utti, più il 50% per ciascun figlio sotto i 26 anni.
Penalizzate le famiglie con rendite medio basse. Maggiormente penalizzate sono le famiglie che vivono in case con rendite medio basse. La simulazione Uil e Servizio politiche territoriali, ha rilevato che vivere in una casa A3 con un figlio e una rendita di 450 euro può penalizzare il 71% delle famiglie (nell’ipotesi, con reddito Isee di 10 mila euro e reddito Irpef di 20 mila euro). Sette famiglie su dieci cioè pagheranno più Tasi che Imu: 52 euro extra a Bologna, 32 a Firenze, 30 a Milano, 27 a Venezia.
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