Il referendum per l’indipendenza della Scozia si è concluso con la sconfitta degli indipendentisti. L’integrità del Regno Unito è salva. I mercati hanno reagito alla notizia con euforia. La paura per la secessione della Scozia aveva depresso molti indici. A pesare è stato soprattutto il periodo di transazione.
Come accade spesso in questi casi di “pericolo scampato”, gli investitori hanno reagito oltre le più rosee previsioni.
L’asset maggiormente coinvolto è rappresentato dalla sterlina. In estrema sintesi, le quotazioni sono salite molto fretta rispetto a tutte le valute.
Nella giornata del 19 settembre, il cambio Gbp/Eur (sterlina-euro) è salito fino a 1,25. Il cambio Gbp/Usd (sterlina-dollaro) è salito fino a 1,65.
Alla vigilia del referendum, la sterlina era crollata dell’un percento rispetto a tutte le valute a causa della diffusione di un sondaggio che suggeriva la vittoria dei sì. Questo particolare dà l’idea di quanto la situazione fosse appesa a un filo.
Anche gli indici si sono comportati molto bene. In particolare il Nikkei (giapponese), che sulla spinta del no è aumentato dell’1,56% portandosi a 16.321, che rappresenta un picco dal 2007.
Protagonista di una buona performance anche Piazza Affari. L’indice Ftse Mib è salito dell’1,10%, portadosi a 21.374 punti. Anche Londra ha fatto bene (indice Ftse londinese a +0,75%, 6.870,41 punti) e ha raggiunto il massimo dal 2007.
Sull’onda del “no” al risultato referendario che chiedeva l’indipendenza della Scozia, la borsa di Tokyo ha chiuso ai massimi dal 2007. L’indice guida Nikkei è aumentato dell’1,58%, pari a 253,60 punti, è ha chiuso a 16.321,17, picco migliore dal novembre 2007. Ora c’è grande attesa per l’apertura delle Borse europee. Più contenuto l’avanzamento del Dax di Francoforte (+0,52%, 9.848 punti) e quello del Cac di Parigi (+0,54%, 4.488 punti).