Cosa succede se una coppia di trentenni va in banca a chiedere un mutuo? Se l’è chiesto Repubblica e la risposta non è stata affatto positiva.
Chiedere un mutuo è spesso un passo importante – e obbligato – per mettere su famiglia e realizzare il proprio progetto di vita. Eppure se solo uno dei due non ha un contratto a tempo indeterminato, è matematicamente impossibile che le banche accettino di erogare il prestito.
Repubblica ha condotto un’inchiesta ingaggiando una coppia molto rappresentantiva dell’universo degli italiani che oggi chiedono un mutuo. Trent’enni, entrambi occupati, entrambi con un reddito medio (1.350 euro al mese), ma con un problema: lei ha un contratto a progetto, un classico Co.Co.Pro.
Risultato? Dodici banche, ossia il 100% degli istituti a cui la coppia si è rivolta, hanno opposto un no secco.
Il motivo? L’eccessiva rigidità. Sebbene fosse ovvio che i richiedenti sarebbero riusciti a pagare le rate del muto, dal momento che questo non raggiungeva il 30% del totale dei redditi, nessuna delle banche ha considerato la busta paga della ragazza. Semplicemente, se il contratto non è a tempo indeterminato, vale zero.
Questa la rivelazione di un banchiere: “Noi filiali non abbiamo più potere su nulla. Ma sapete, noi mettiamo giusto qualche nota a margine, poi è solo un calcolo matematico fatto di variabili, una cosa fredda”.
Nemmeno il garante è in grado di risolvere le cose. La fortuna sarebbe quella di avere un amico o un parente ricco. Magari un genitore. Peccato che anche in questo caso il regolamento sia piuttosto severo: il garante deve essere abbastanza giovane da non aver raggiunto gli 80 anni a mutuo estinto. Il ché, per un trentenne, significa avere un padre o una madre a malapena cinquantenne.