Lo scenario politico internazionale di questo periodo è piuttosto caotico. Lo è soprattutto nell’est Europa, e specificatamente in Ucraina. La Russia sta appoggiando i separatisti e questo all’Unione Europea e agli Stati Uniti non sta piacendo. L’arma principale, almeno per ora, sono le sanzioni. Putin, però, ha il coltello dalla parte del manico: buona parte del gas che arriva nel Continente proviene proprio da Mosca. Se chiude i rubinetti, sono guai.
L’ipotesi è piuttosto apocalittica, ma non va sottovalutata la tenacia del presidente della Russia. Anche perché i primi campanelli di allarme già stanno suonando. Ad aprire le danze è stata l’Austria. Il governo di Vienna ha lamentato un calo delle forniture del 25%. Gazprom, l’azienda incaricata di produrre e di trasportare il gas – controllata da Mosca – non ha ancora aperto bocca. Gli interrogativi degli austrici non hanno per ora trovato risposta, dunque non stupisce che le speculazioni a riguardo si stiano sprecando.
Che la Russia abbia voluto lanciare un avvertimento a tutta l’Europa?
Un precedente, a dire il vero, è stato registrato qualche settimana fa in Slovacchia e Polonia. La Gazprom si era giustificato con la necessità di rimodulare le forniture allo scopo di accelerare gli stoccaggi e renderli più efficienti.
Intanto in Austria pervade l’incertezza ma, a detta di Martin Graf, presidente dell’E-Control (l’organizzazione governativa che gestisce l’elettricità e il gas in Austria), è ancora presto per preccuparsi più di tanto: “Per il momento la situazione non è preoccupante. Ma naturalmente abbiamo bisogno di vedere se la riduzione continuerà anche in futuro”.