L’economia solidale entra nel novero delle economie riconosciute. Almeno in Emilia Romagna, il cui Consiglio Regionale ha approvato una legge a riguardo qualche giorno fa. Non si tratta di un evento da poco, almeno a giudicare dalla valenza simbolica con la quale è stata accolta dai partiti che hanno promosso l’iter legislativo (Pd, Sel, Rifondazione, Movimento 5 Stelle).
Formalmente, la legge non contiene elementi particolari. Semplicemente riconosce l’esistenza di attività ormai note nel circuito dell’economia solidale, e che corrispondono alle sigle di Gas (Gruppi di acquisto solidale), Res (reti di economia solidale), Des (distretti di economia solidale). Infine, la legge promuove la valorizzazione di questi strumenti. Tutto qui, se si guarda in superficie.
Il significato simbolico va però oltre queste scarne direttive.
A essere riconosciuto, più che l’economia solidale, è il modello alternativo al capitalismo noto come “decrescita”. Gas, Res e Des sono infatti strumenti legati politicamente a quell’universo di movimenti e correnti che combattono il sistema attuale che vede, appunto, la crescita come scopo principale.
Con questa legge, il sistema, almeno una piccola parte di esso, dà spazio a qualcosa che potrebbe potenzialmente ucciderlo. Insomma, si cova una serpe in seno.
D’altronde, il collegamento con il filone della decrescita è evidente già nelle parole di Mauro Serventi, presidente del Creser (coordinamento regionale per l’economia solidale): “Con questa legge l’istituzione riconosce l’economia solidale come modello alternativo a quello tradizionale, un modello che si basa sulle relazioni tra le persone, che mette al centro i beni comuni e che rappresenta un punto di riferimento per le fasce di popolazione colpite maggiormente dalla crisi”: