Ieri hanno fatto scalpore alcuni contenuti del bollettino diffuso dalla Bce. In questi, si metteva pesantemente in discussione la capacità dell’Italia di rispettare gli obiettivi di bilancio stabiliti dal governo stesso. In particolare, il riferimento era al rapporto deficit-pil, che secondo i piani di Padoan dovrebbe – o avrebbe dovuto – attestarsi al 2,6%.
Padoan e Renzi hanno risposto questa mattina a Draghi (di fatto autore del bollettino). Il tono si è rivelato un po’ stizzito, sebbene tanto il ministro quanto il premier non abbiano portato molt argomenti a sostegno del loro ottimismo.
Padoan ha commentato il bollettino di fronte ad alcuni giornalisti accorsi per la tradizionale riunione dell’Eurogruppo. “L’Italia rispetterà gli impegni sul deficit di bilancio” ha dichiarato senza mezzi termini” anche se poi ha specificato che “Il target del 2,6% era un obiettivo compatibile con un quadro macro diverso“.
Il ministro ha anche parlato dell’eventualità di una manovra finanziaria alla Monti per non sforare il tetto del 3%. In questo caso, però, è stato piuttosto ambiguo. “Non abbiamo ancora i numeri, appena li avremo li diffonderemo. Stiamo lavorando sulla legge di stabilità che per definizione è fatta sui conti“.
Renzi si è invece affidato, come spesso gli capita, a Twitter. Il tono in questo caso è stato sufficientemente arrogante, certamente indice di una proverbiale sicumera: “Noi rispettiamo il 3%. Siamo tra i pochi a farlo. Da Europa dunque non ci aspettiamo lezioni, ma i 300 miliardi di investimenti”. Nella prospettiva renziana, i ruoli vengono invertiti: è l’Europa a “dovere” qualcosa all’Italia e non viceversa (come invece il senso comune crede).