Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, ha dichiarato guerra al precariato nella scuola. Questo annuncio è stato realizzato nel corso di un convegno di Comunione e Liberazione a Rimini.
Parole forti, che ridanno speranza all’universo di docenti che sono costretti, in alcuni casi anche da anni, a lavorare senza alcuna garanzia.
Lo strumento attraverso cui il ministro Giannini intendere abbattarere il precariato nelle scuole consiste nell’eliminazione dell’istituto delle supplenze. La sua analisi, da quanto punto di vista, non concede margini al fraintendimento: le supplenze fanno male tanto agli studenti, costretti a cambiare docente, quanto al docente stesso, che si trova impossibilitato a creare un qualsivoglia rapporto con i ragazzi.
Alcune obiezioni sono emerse fin da subito. Che fine faranno i supplenti? Nonostante il buon umore del ministro, che ha risposto “Non saranno eleminati fisicamente” le perplessità rimangono: “Occorre ragionare in termini di organico funzionale e non di organico di diritto che si distingue dall’organico funzionale. E’ l’uovo di Colombo che chi lavora nella scuola conosce da tempo, ma che nessun governo ha avuto il coraggio di affrontare direttamente perché significa prendere coscienza che le supplenze non fanno bene né a chi le fa né a chi le riceve”.
Questa frase è apparsa ai più come un segnale verso dei licenziamenti di massa. Insomma, dal momento che le supplenze non sono utili, i supplenti vengono lasciati a casa.
Ad ogni modo, la road map è già tracciata. A partire da settembre si aprirà un tavolo con le forze politiche e le parti sociali. Il dibattito durerà un paio di mesi, al termine del quale il Governo stilerà una proposta.