Ma partiamo con ordine. Carlo Cottarelli si è insediato quasi un anno fa in qualità di commissario della spending review, il programma di revisione della spesa che avrebbe dovuto individuare gli sprechi della macchina pubblica e liberare ingenti risorse per la crescita economica. Cottarelli è stato però scelto da Letta e non da Renzi, sicché i rapporti con l’attuale premier non sono mai stati rosei. Anche perché i due si muovono a partire da filosofie diverse: Cottarelli intende prima trovare le risorse e poi spenderle, Renzi punta invece sulla velocità, dunque prima agisce e poi trova le risorse.
Questo modus operandi non è piaciuto al commissario che quindi sta pensando a rassegnare le dimissioni. Gli analisti sono preoccupati: se Cottarelli lascia, la spending review si ferma e quindi sarà necessario trovare danaro con il “metodo classico”: una manovra finanziaria lacrime e sangue, alla Monti per intenderci.
Renzi ha negato questa possibilità (non smentita dal ministro dell’Economia) e ha dichiarato che la revisione della spesa va avanti anche senza Cottarelli, anche perché si tratta di un impegno politico che prescinde dalle persone. Renzi dice il vero o ha semplicemente temporeggiato con un frase retorica delle sue? Staremo a vedere. Il rischio di finire l’anno “dissanguati” da nuove tasse è però sempre più vicino.
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