Questa estate verrà ricordata come la stagione dei sogni infranti. L’Europa si era illusa si essere uscita dalla crisi e di potersi preparare, finalmente, a un’epoca di crescita (seppur moderata). I dati del secondo trimestre, invece, hanno rivelato un Continente ancora in affanno. Tra le grandi deluse c’è l’Italia, che si è ritrovata per l’ennesima volta in recessione.
La notizia peggiore è che senza crescita è difficile, se non impossibile, gestire i conti pubblici senza richiedere ulteriori sforzi ai cittadini. E’ un’evidenza matematica. Visto che il deficit si misura sul Pil, se quest’ultimo scende il primo sale. Dunque è molto probabile che quest’anno verrà sforato il limite del 3% imposto dall’Ue, se le cose dovessero rimanere così…
Renzi ha però un asso nella manica. In verità ce l’hanno tutti i governi europei. Sta per entrare in vigore, infatti, un nuovo sistema di conteggio del Pil che permette, in automatico, di alzarlo. Si tratta di una modifica formale ma fondamentale per far sì che il deficit – in termini percentuali – scenda.
Tra le novità spicca l’inserimento, nel conteggio, di una stima circa l’economia sommersa. L’Italia, da questo punto di vista, eccelle: il “nero” è molto diffuso nel territoro italiano.
Nonostante ciò, però, alcune stime parlano comunque di una crescita che dovrebbe passare dallo 0,2% all’1 massimo 2%. Tra le “cassandre” troviamo il direttore di Eurostat, Roberto Monducci, che a RaiNews24 ha rivelato: “Non saranno queste le innovazioni che faranno crescere il Pil, ci si aspetta un impatto limitato, sebbene con queste modifica si avvicini l’indicatore Pil a quella che è l’economia reale”.