Un imprenditore è stato assolto nonostante abbia evaso le tasse. Il motivo? La crisi. Può sembrare una risposta strana ma è proprio vero: i giudici hanno individuato proprio nelle ristrettezze economiche derivata dalla crisi economica un elemento in grado di scagionare lo sfortunato investitore.
In verità, si tratta di una storia a lieto fine (per quanto possa esserlo in un periodo come questo) soprattutto per via di alcuni dettagli. Dettagli, questi, che rivelano dinamiche molto “nobili” nel rapporto tra datore di lavoro e lavoratori.
Cos’è successo? Semplicemente, l’imprenditore, che versava in difficoltà quasi estreme, trovandosi pochissima liquidità in cassa, si è trovato a un bivio: pagare le tasse o pagare gli stipendi? O, per meglio dire, evadere le tasse o mandare a casa i lavoratori? Tra il bene suo e il bene dei suoi dipendenti, il coraggioso imprenditore ha scelto il bene dei dipendenti.
Per questo motivo si è trovato indagato prima e accusato poi dell’accusa più classica: evasione. E di evaso c’era veramente molto, almeno rispetto alle dimensioni dell’azienda: 103mila euro.
L’imprenditore è Federica Angelotti, presidente di Coop Sociale 2000.
Molto appassionante l’arringa del legale, che ha anche dimostrato la piena consapevoleza del presidente nel compimento di queste azioni.
“La cooperativa sociale 2000 si era trovata davanti ad un bivio perché non aveva più liquidità a causa dei pagamenti in ritardo anche di uno o due anni degli enti pubblici per cui lavorava. E allora la presidente sorretta anche dal consiglio direttivo aveva scelto di pagare gli stipendi, rimandando all’anno successivo il versamento delle ritenute. E ciò è previsto con il ravvedimento fiscale che consente appunto di saldare le spettanze al fisco entro l’anno successivo. Del restodiversi testimoni, i soci della cooperativa sono venuti qui a raccontarci le difficoltà che avevano, neppure più i soldi per accendere il gas e far da mangiare o riscaldare la casa”.