Quando si parla di tasse, a tremare sono soprattutto colore che hanno pagato fino a questo momento. I contribuenti normali, i cittadini della classe media e delle classi basse hanno sofferto molto la crisi anche in virtù dell’alta imposizione fiscale.
Con il Def, però, le cose sembrano poter cambiare, almeno minimamente. Ad essere tassate un po’ di più questa volta saranno le banche. E’ questa una delle chiavi per la risoluzione della questione coperture, che poi rappresenta il vero nodo delle riforme.
Secondo il documento presentato l’8 aprile, le quote di bankitalia, detenuta dai maggiori istituti finanziari italiani, subiranno un prelievo del 26%. Il punto di partenza è uno striminzito 10%, quindi si tratta di un bel saldo.
Solo da questa manovra il Governo pensa di ricavare 2 miliardi. Ne servono almeno 6,7 per realizzare il taglio del cuneo fiscale (più altri per il taglio dell’Irap) ma il resto verrà determinato dai tagli alla spesa pubblica improduttiva.
C’è però il rovescio della medaglia. A dire il vero, con questo “rovescio” Renzi c’entra poco, anche perché bisogna risalire ai tempi del Governo Letta. Il riferimento è al famigerato Decreto Imu-Bankitalia che ha causato una memorabile bagarre in Parlamento. L’accusa delle opposizioni è che sia servito a regalare miliardi di euro alle banche attraverso proprio la rivalutazione delle quote.
La sintesi di quanto sarebbe accaduto è quindi la seguente: lo Stato ha dato 7 muliardi di euro alle banche e ora ne chiede 2. Sarebbe come dire che sono stati regalati 5 miliardi.