Uno dei pochi, pochissimi, vantaggi di vivere in un periodo di crisi è lo sdoganamento di alcuni temi che venivano considerati da estremisti in tempi di crescita economica. Uno di questi era il salario minimo garantito. Prima era visto come una misura inutile e dispendioso, affine a politiche da sinistra radicale
Enrico Morando, viceministro dell’Economia in quota Pd, intende proprorre a Governo e maggioranza il salario minimo garantito. Di cosa si tratta? Semplicemente, vengono costretti i datori di lavoro a concedere stipendi “decenti”, dunque sopra una certa soglia. Su quest’ultima Morando non si è espresso, ma è facile immaginare una cifra simile a quella che attualmente si può apprezzare in Francia e Germania (600 euro).
L’esponente governativo si è spinto addirittura oltre, arrivando a tracciare il profilo penale della sua proposta. “Si potrebbe fare alla svelta una legge sul salario minimo che preveda il carcere per i datori di lavoro che non la rispettano”.
Perché si sta parlando di salario minimo garantito dopo anni di oblio? I motivi, in realtà, sono due. Il primo è che, presumibilmente, l’Italia potrà godere di finanziamenti notevolissimi da parte dell’Unione Europea: Draghi, presidente della Bce, ha intenzione di acquistare titoli di Stato per 1000 miliardi, e 80 di questi andranno al nostro paese.
Il secondo motivo è che il deteterioramento delle condizioni di vita degli italiani ha raggiunto livelli insostenibili. La povertà è un problema in Italia e lo è non solo per i disoccupati ma anche per chi ha un lavoro. La misura proposta, poi, potrebbe essere estesa anche a coloro che un lavoro non ce l’hanno, fungendo anche da reddito di cittadinanza.