Il Fiscal Compact è uno dei grandi temi di queste elezioni europee. E’ guardato con imbarazzo dagli europeisti, che ne riconoscono le storture ma, soprattutto, è demonizzato dagli anti-euro (Movimento 5 Stelle, Lega Nord, Front National) che lo considerano come il colpo di grazia alle economie nazionali.
In effetti, stando all’interpretazione che si è diffusa indisturbata in questi mesi, appare proprio questo: il colpo di grazia. La regola è a primo acchito semplice: gli stati sono costretti a diminuire di un ventesimo all’anno la quota eccedente il 6o% del rapporto debito/Pil. Sicché, l’Italia dovrà pagare la cifra assurda di 40-50 miliardi all’anno: il nostro rapporto è al 130% circa, sicché la misura eccedente è 1.000 miliardi circa, un ventesumo della quale è appunto 40-50.
In verità, stando ad alcune simulazioni, il Fiscal Compact sarebbe meno pesante. Anzi, molto meno pesante, a tal punto da ridursi in uno sgravio certamente penalizzante, ma comunque pienamente sopportabile.
E’ stato il Fatto Quotidiano a mettere in discussione la narrativa che è passata su stampa e tv fino a questo momento. E’ bastato semplicemente leggere attentamente la legge. Il risultato? In verità il Fiscal Compact peserebbe sugli italiani per “soli” 7-8 miliardi. Ecco perché.
– Il rapporto debito/Pil considerato si compone nella fattispecie del Pil nominale, non reale. Questo vuol dire che è destinato ad aumentare a prescindere, per il solo aumento dell’inflazione. Ciò abbassa il rapporto con il debito già di per sé.
– Per “riduzione di un ventesimo all’anno” non si intende la riduzione a partire da una cifra “immutabile”. La base dalla quale procedere con il “diviso venti” non sarebbe, per esempio 1.000 per tutti gli anni (attuale debito eccedente), ma varia di anno in anno. La base è, semplicemente, la misura eccedente registrata nell’anno appena passato.
In base a questi calcoli, in verità molto semplici, il Fatto Quotidiano ha riportato la stina dei 7-8 miliardi all’anno.