La crisi economica non ha colpito tutti i paesi nello stesso modo. L’Europa ne è uscita (ammesso che lo abbia già fatto) devastata, gli Stati Uniti hanno sofferto molto, il Giappone anche. Alcuni paesi, però, sono stati sfiorati solo di striscio dalla recessione. Sono i paesi emergenti, identificati con la sigla BRIC (acronomici di Brasile, Russia, India, Cina). Questi hanno continuato a crescere, magari a un ritmo sostenuto.
Paradossalmente, i primi problemi gravi la Cina li sta cominciando a vivere solo adesso. La causa va ricondotta, oltre che a elementi interni, al peggioramento della situazione in Europa. Il Vecchio Continente è uno dei mercati fondamentali per le merci cinesi, sicché, crollando i consumi europei, le imprese della Cina hanno perso gran parte del loro fatturato.
Nella settimana del 14 aprile verranno resi noti i dati più aggiornati sull’economia cinese. Nonostante il documento ufficiale non sia stato reso noto, stanno cominciando a circolare i primi numeri. Numeri non positivi.
La crescita, ad esempio, starebbe rallentato: +7,3% al primo trimestre 2014 rispetto al primo trimestre 2013. La crescita su base annua, ma in riferimento al quarto trimestre 2013, aveva fatto registrare un +7,7%.
Un dato però è già stato diffuso, quello delle esportazioni. A marzo queste sono calate (sempre su base annua) del 6,6%.
La banca centrale della Cina ha intenzione di intervenire in prima persona con politica monetarie espansive. Si sta ragionando su un stimolo monetario di 226 miliardi di yuan, equivalenti a circa 9 miliardi di dollari. Si tratterebbe di una misura una tantum e non continuativa come invece è il Quantitative Easing degli Stati Uniti.