Qualche giorno fa il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha presentato in conferenza stampa le misure che il suo Governo intende promuovere per rilanciare l’economia. L’intervento del sindaco di Firenze ha provocato un acceso dibattito: alcuni pensano che si sia comportato come una sorta di imbonitore altri, più semplicemente, pensano che non disponga delle coperture necessarie per realizzare quanto promesso.
Ad ogno modo, le promesse di Renzi – a prescindere dalla loro effettiva realizzazione – rappresentano qualcosa di nuovo rispetto alle riforme tentate negli ultimi anni. La novità è data soprattutto dalle cifre, mentre le “ricette”, a dire il vero, non brillano per originalità. Tra queste, comunque, spicca la riduzione del cuneo fiscale, ossia della differenza tra quanto percepisce un lavoratore e quanto l’azienda è costretta a pagare per mantenerlo. Il taglio è stato realizzato “lato lavoratore”: i soldi risparmiati andranno a chi lavora.
Renzi l’ha presentata così: a 10 milioni di lavoratori andranno 10 miliardi di euro. In estrema sintesi, 1000 euro all’anno, 80 euro al mese. Ovviamente, la misura avrà carattere progressivo, ma la media è proprio questa. A beneficiarne saranno tutti coloro che percepiscono meno di 1500 euro al mese. Questo vuol dire che anche il ceto medio sarà interessato del taglio del cuneo fiscale e non solo i ceti meno abbienti.
C’è comunque chi storce il naso di fronte a questo provvedimento. Certo, 80 euro sono un altro paio di maniche rispetto ai 14 euro previsti dal Governo Letta (che hanno suscitato l’ilarità in molto opinionisti) ma è proprio lo strumento a destare qualche perplessità: non servirebbe a rilanciare l’economia perché chi ha queste cifre in più sulla busta paga tende a non spenderli (ci aveva provato già il Governo Prodi).