Acquistare casa, in tempi di crisi come questi, può essere vantaggioso. Il crollo del mercato immobiliare ha determinato un po’ ovunque una concreta discesa dei prezzi. Domanda e offerta si incontrano e questo favorisce le compravendite. Ciò non toglie, però, che il problema maggiore sia rappresentato dalla disponibilità di risorse economiche.
Un modo per facilitare l’acquisto della casa è riscattare una parte dei contributi pensionistici fin qui versati. In buone parole, si chiede un anticipo della pensione anche se, in realtà, si continua a lavorare. A questo scopo, è possibile riscattare fino al 75% di quanto maturato, 70 in caso di Tfr.
Ovviamente, ci sono alcune condizioni da rispettare. In primo luogo, occorre essere iscritti ai vari programmi di contribuzione da almeno otto anni. Questo termine non si riferisce ai tempi dell’effettiva contribuzione, sicché non è necessario preoccuparsi degli intervalli di tempo in cui non si è versato alcun contributo.
In secondo luogo, la rischiesta non può essere eseguita oltre i 18 mesi dalla data in cui è stata effettuata la spesa. Infine, va allegata una copia del rogito che attesti che l’immobile è stato realmente acquistato.
Il riscatto dei contributi appare come una soluzione sicuramente da prendere in considerazione. Ha però un grande di fatto: è tassata pesantemente. Allo Stato, infatti, va il 23% di quanto riscattato, a mo’ di ritenuta di acconto. Un prelievo, questo, di gran lunga superiore a quello che il contribuente è costretto a sopportare una volta terminata la carriera lavorativa (9-15%), ma comunque inferiore a quella relativa al riscatto anticipato del Tfr (dal 23% in su).