Il presidente del Consiglio Letta ha dichiarato di aver abbassato le tasse. Peccato che si tratti solo di parole perché, in realtà, anche nel 2014 dovremo sopportare un aumento delle tasse rispetto al 2013. Per la precisione dovremo “lavorare per lo Stato” due giorni in più di quanto non abbiamo fatto l’anno scorso.
Il metodo di calcolo è un po’ bizzarro ma molto utile per capire al volo l’entità della pressione fiscale che può attanagliare un paese come l’Italia. Fulcro di questo “metodo” è il Tax Freedom Day, il giorno della liberazione delle tasse, ossia il momento in cui il lavoratore avrà realizzato tante ore lavorative quanto ne necessitano, idealmente, per pagare le tasse dell’intero anno.
L’anno scorso, per una famiglia del ceto medio con un bambino a carico e 48mila euro di reddito, il Tax Freedom Day è scattato il 20 giugno. Nel 2014 scatterà il 22 giugno. Questo vuol dire che occorreranno circa 172 giorni di lavoro per pagare la tasse (l’anno scorso “solo” 170).
Va un po’ meglio alla categoria degli operai, che dovranno lavorare fino al 15 maggio, ossia per 135 giorni, sempre per pagare le tasse. Anche in questo caso l’anno scorso il conteggio si era fermato due giorni prima.
Il calcolo è stato realizzato dalla Cgia di Mestre e, purtroppo, si tratta pure di un calcolo abbastanza prudente. La nuova Iuc, infatti, è stata considerata come se, dappertutto, si pagherà l’aliquota standard, quando invece è previsto che le amministrazioni comunali possano ignorare “al rialzo” i suggerimenti del Governo. E’ anche vero, però, che in linea teorica saranno registrabili anche detrazioni consistenti, in grado di annullare il tributo per le famiglie meno abbienti. E’ ovvio come per questi “fortunato” il giorno della liberazione fiscale sarà anticipato.