Gli ultimi dati diffusi da Bankitalia per quanto riguarda i prestiti dalle banche ai soggetti dell’economia reale confermano i dubbi di Mario Draghi sulla ripresa del nostro paese, ancorata tutt’ora a situzioni da recessione piena come, appunto, la stretta al credito.
Novembre 2013, a dispetto degli ottimisti che “vedono la luce in fondo al tunnel” è stato il mese più nero, non solo da quanto è iniziata la crisi ma da più di una dozzina di anni a questa parte. Un decremento così non si registrava infatti dal 2001.
I dati sono sconfortanti. A novembre 2013, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, il calo dei prestiti è stato del 4,3%, 6% se si considerano i prestiti alle imprese, 1,45% se si considerano i prestiti alle famiglie.
In cifre, si parla di 6,6 miliardi persi nel giro di un anno. Denaro che sarebbe potuto entrare in circolo nell’economia reale ma che invece è rimasto nei “forzieri” degli istituti di credito. E contro di questi la Codacons punta il dito, affermando quanto sia incredibile che, in tempi di crisi, la banche “si tengano ben stretti i soldi”.
Un altro dato importante riguarda la consistenza degli interessi. La media novembre 2012-novembre 2013 è stata del 4,76%. A tal proposito, la Codacons consiglia sempre di verificare se gli interessi applicati non travalichino la soglia di usura.
Il crollo dei prestiti è generalizzato, ma in alcune zone si è fatto sentire con maggiore intensità. E’ il caso del ricco nord-est, che anche a causa della stretta al credito sta subendo un processo di de-industrializzazione senza precedenti. Le province più colpite sono Trieste (-8), Rovigo e Trento (-6,4%).