Quello italiano è un popolo di proprietari di immobili. Questa affermazione appartiene al senso comune ma è anche un dato di realtà. L’82% dei maggiorenni in Italia possiede almeno un immobile. Non stupisce, quindi, che il legistaltore diriga spesso e volentieri l’attenzione verso la proprietà per batter cassa e ricavare un maggiore gettito.
Un dato molto particolare riguarda i super-proprietari. Dallo studio emerge che solo il 16% dei proprietari possiede più di due immobili. Se ne trae, dunque, che l’italiano – in prevalenza – possiede l’abitazione nella quale vivono.
Un altro dato riguarda l’anagrafe. I proprietari sono soprattutto anziani, nello specifico over 64. Il 33% dei possessori di immobili appartiene a questa fascia, mentre solo il 9% ha meno di 34 anni. Da ciò si deduce che le risorse per l’acquisto degli immobili non provengono da rendite ma da reddito da lavoro. Si lavora per decenni e, infine, si acquista un immobile.
La maggiora parte degli immobili, inoltre, hanno un valore inferiore ai 200mila euro e appartengono a individui che vivono con un reddito inferiore ai 26mila euro. Un quadro, questo, che suggerisce che la proprietà è realmente in mano “all’italiano medio”, a differenze di quanto accade fuori dai confini italiani.
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