Il 2014 ha visto l’addio della vecchia Imu prima casa e della Tares. Al loro posto, come ormai sanno tutti, la Iuc (Imposta Unica Comunale) che comprende il prelievo sulla proprietà di residenza e il prelievo sulla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti.
Nonostante le rassicurazioni del Governo, che continua ad affermare che il passaggio alla nuova tassa sostanzierà un calo della pressione fiscale rispetto agli anni precedenti, importanti enti e sindacati stanno lanciando grida di allarme. Alcuni loro studi fotografano una realtà che è ben diversa da quella “millantata” da Letta e Saccomanni.
In prima fila c’è la Confcommercio, che ha realizzato uno studio sugli effetti della nuova tasse sulle attività commerciali. Un comunicato pubblicato qualche giorno fa parla di un vero e proprio salasso, con aumenti anche del 600%.
In particolare, la Iuc sostanzierà un aumento del 627% per ortofrutticoli e possessori di pescherie; del 568% per le discoteche; del 548% per ristoranti e pizzerie, del 237% per gli alimentari (con superficie di 300 mq), del 216% per gli alberghi senza ristoranti.
In media, la Iuc per gli esercizi commerciali peserà per il 302% rispetto alla somma di Tares e Imu prima casa del 2012.
Il problema, secondo la Confcommercio, è che la Iuc non rispetta il principio del “chi inquina paga” e si affida a una struttura che nulla ha a che fare con la quantità di rifiuti prodotti dal contribuente, quella del metraggio.
“Si tratta di incrementi ingiustificati che trovano peraltro riscontro anche nel dato medio nazionale, derivanti essenzialmente dall’adozione di criteri presuntivi e potenziali e non dalla reale quantita’ di rifiuti prodotta; una pesante penalizzazione per il sistema delle imprese che impone la necessita’ di rivedere al piu’ presto la struttura dell’attuale sistema di prelievo affinche’ rifletta la reale produzione di rifiuti ridefinendo con maggiore puntualita’ coefficienti e voci di costo e distinguendo tra utenze domestiche e non domestiche“.