Il nuovo anno è inziato e l’Imu sulla prima casa è ufficialmente in soffitta. Dopo mesi di contrattazione tra le parti politiche, polemiche e marce indietro varie, si conosce il nome della nuova tassa che interesserà l’abitazione principale: la Iuc. Rimane da capire quanto esattamente toccherà pagare al contribuente, alla luce anche di interpretazioni diverse da parte del governo e dei soggetti collettivi coinvolti. Il quadro resta ancora incerto.
Una delle novità della Iuc rispetto alla vecchia Imu riguarda gli inquilini. Chi abita un immobile in affitto sarà tenuto a pagare una porzione dell’imposta. Il senso di questa novità, che a primo acchito potrebbe sembrare inspiegabile, va rintracciata nella natura della Iuc, che è in primo luogo una tassa sui servizi legati alla casa. Servizi di cui, ovviamente, beneficiano anche i non proprietari di casa.
Ad ogni modo, non si conosce ancora la quota di Iuc che toccherà pagare agli affittuari. Il Governo ha stabilito un range, ma sarà compito dei comuni trasformarlo in un dato reale. Si parla, comunque, di una cifra a cavallo tra il 10 e il 30% dell’imposta.
Importante il capitolo delle scadenze. Ancora pochi giorni e, nonostante l’incertezza che grava sulla Iuc, il contribuente verrà chiamato a pagare la prima rata. La scadenza è fissata, in questo caso, al 16 gennaio.
Un altra domanda decisiva è: la Iuc peserà più della vecchia Imu prima casa? In questo senso il Governo è stato chiaro: complessivamente, la Iuc della vecchia tassa. Il problema risiede proprio nella parola “complessivamente”. La norma, allo stato attuale, prevede una quasi totale assenza di detrazioni. Chi negli anni passati non pagava l’Imu, ora la pagherà. I fondi stanziati dall’esecutivo per coprire le detrazioni non bastano, quindi i Comuni dovrebbero farlo a loro spese, con tutte le distorsioni in termini di servizi che ne potranno conseguire.