Tares, è stangata. Il Governo dichiara di non aver aumentato le tasse ma, nei fatti, gli italiani sono chiamati a un salasso fiscale sempre maggiore. In questi giorni, il popolo del Bel Paese è chiamato a pagare una tassa che ha subito, in questi ultimi due mesi, modifiche sostanziose. Modifiche, inutile dirlo, decisamente sfavorevoli al contribuente.
Quanto costa il sistema di raccolta di rifiuti in Italia? A giudicare dall’esborso imposto agli italiani, tantissimo. L’aumento potrebbe essere giustificato anche con la necessità dell’erario di far cassa, ma questo è un altro paio di manico. Di certo c’è solo una cosa: mediamente, il contribuente pagherà quest’anno una tassa dei rifiuti dell’80% “più pesante” rispetto a quella dell’anno scorso. Insomma, il passaggio dalla Tarsu/Tia alla Tares si sta rivelando funesto.
In alcune città, la catastrofe è più grande che in altre. Se, mediamente, la Tares imporrà un prelievo di 305 euro a famiglia, in alcuni Comuni si prevedono cifre ben più alte.
Le città dentro l’occhio del ciclone sono Pescara (più 140,9%); Trapani (più 121,6%); Reggio Calabria (più 121,1%); Cagliari (più 113,9%); Catanzaro (più 106,2%).
Il trend rialzista, come si evince facilmente, colpisce soprattutto il meridione.
I dati sono della Uil, che si abbandona a conclusioni sconfortanti ma non per questo poco realistiche. Guglielmo Loy, segretario generale del sindacato, ha dichiara: “Il rischio è, soprattutto per i lavoratori dipendenti e pensionati, non solo di non aver benefici dall’abolizione dell’IMU ma anche, purtroppo, di non avere il sollievo necessario dalle mini detrazioni irpef stabilite in Legge di stabilita. Per questo occorre rivedere alla radice il sistema della fiscalità locale, nell’ambito della riforma più complessiva del fisco, nel segno di maggiore equità e, soprattutto, nel segno della certezza delle procedure e con una vera attenzione al reddito di lavoratori e pensionati”.