Com’è andato il mercato immobiliare nel 2013? La risposta esatta è “male”. Per conoscere le dimensioni di questo disastro è necessario spulciare i dati che vari enti hanno raccolto e pubblicato. Qui di seguito, un’analisi realizzata grazie ai contributi dell’Agenzia delle Entrate, Istat e Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili).
Numero delle compravendite. Le note dolenti iniziano da qui. Da questo punto di vista, si registra una vera e propria debacle, frutto ovviamente di un declino iniziato nel 2007 ma che negli ultimi 24 mesi, ossia nell’intervallo coincidente con la seconda recessione, ha subito un incredibile crollo. L’ultimo anno positivo è stato il 2006, con 869mila compravendite. Dopo, la discesa inarrestabile. Fino ad arrivare alle 404mila del 2012 e ai 294mila dei primi 9 mesi del 2013.
Prezzi. Il discorso è complesso. Occorre fare una distinzione tra nuove abitazioni e abitazione esistenti. Prendendo in considerazione i dati Istat, che differiscono in senso ottimistico da quelli offerti da enti privati (vedi Tecnocasa), si nota come il vero crollo abbia interessato le abitazioni esistenti (-10%) mentre le nuove abitazioni non hanno sostanzialmente subito cali di sorta. Il termine di paragone, c’è da dire, è il 2010, anno di intermezzo tra la prima e la seconda recessone.
Investimenti in costruzioni. A giudicare dai dati elaborati dall’Ance, il vero disastro va registrato in questa voce. Di fatto, siamo tornato ai livelli del 1963. Ponendo come punto di riferimento il 1951, l’Italia (all’epoca nazione che cercava di risollevarsi dopo una catastrofica guerra) è stata caratterizzata da un costante aumento degli investimenti in costruzioni durato, a fasi alterne, fino al 2007, anno in cui gli investimenti rappresentavano il 623% di quelli del 1951. Dopo, una discesa clamorosa, fino a giungere, nel 2013 al 425% che, per l’appunto, coinide con il dato del 1963.