La riforma – in verità una piccola rivoluzione – dell‘imposta di registro ha fatto gioire i più. Se si acquista una prima casa, infatti, il risparmio dal 1° gennaio, rispetto alla situazione attuale, si farà certo sentire. Come si farà certo sentire, tuttavia, l’aumento dell’imposta di registro che si concretizzerà a determinate condizioni. Sono previsti casi, infatti, in cui la riforma non giova al contribuente, anzi.
Quei casi sono rappresentati dagli acquisti minimi, ossia dalle compravendite di immobili piccoli, che costano poco. La nuova normativa sull’imposta di registro, infatti, prevede una soglia minima di 1.000 euro. Se il calcolo risulterà 500 o 600 euro, il contribuente dovrà pagare sempre 1.000. Queste evenienza, nella maggior parte dei casi, è scongiurabile, anche perché le caso costano così tanto da sostanziare un’imposta di registro generalmente superiore ai 1.000 euro. Tuttavia, non è raro, appunto, che il cittadino intraprenda un cosiddetto acquisto minimo.
Può accadere, ad esempio, che un individuo decida di comprare un box auto, o un piccolo magazzino. Insomma, costruzioni che costino meno 100.000 euro. In quel caso, verrà imposto il pagamento di un’imposta di registro più alta rispetto a quanto si “merita”, sempre se si considera il calcolo del 2% previsto dalla nuova normativa.
Facciamo un esempio e confrontiamo le spese in base alla normativa attuale e in base alla normativa che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2014. Ammettiamo che il signor Mario acquisti un posto auto in una località di periferia e che lo acquisti a un prezzo basso, poniamo 5.000 euro. Oggi pagheremme il 7% dell’imposta di registro, quindi 350 euro; 168 euro di imposta catastale e altri 168 di imposta ipotecaria. Totale, 686 euro.
Da gennaio, invece, pagherà 1.000 euro di imposta di registro, più 50+50 euro di imposte catastale e ipotecaria. Totale: 1.100 euro. Come si vede, il futuro non riserve buone nuove in casi come questi. Riserva, in buona sostanza, una maggiorazione del 50% circa.