L’usura bancaria è una pratica abbastanza comune tra gli istututi di credito. Approfittando dell’aura di autorità che tradizionalmente li caratterizza e della poco consapevolezza che i contribuenti possiedono sulle leggi, le banche applicano non di rado interessi che superano la soglia stabilita da Bankitalia.
Per usura bancaria, infatti, si intende proprio la somministrazione di interessi che superano il limite imposto, per l’appunto, dal massimo istituto italiano. Un problema attiguo è l’anatocismo, clicca qui per saperne di più.
In passato il contribuente aveva pochi mezzi per difendersi. Come se non bastasse, il rimborso non era espicitamente contemplato dal legislatore. Le cose, oggi, sono diverse. Merito della sentenza della Corte di Cassazione del 9 gennaio 2013, che fa giurisprudenza, che introduce l’obbligo del rimborso.
Come richiederlo? Il contribuente deve rispettare alcuni passaggi precisi.
Innanzitutto, deve prima accorgersi dell’usura bancaria. A tal proposito può richiedere sia il contratto del prestito/mutuo che l’estratto conto. La banca, per legge, è tenuta a esaudire questa richiesta. In seguito, può procedere con un calcolo manuale o utilizzare alcuni form presenti in rete. L’Aduc offre un pratico modulo per calcolare il livello di usura degli interessi che si pagano.
Una volta accertata l’irregolarità, il contribuente deve rivolgersi agli organismi di competenza. Procedere per vie legali senza un intermediario è pericolo e lungo, sicchè è sempre meglio contattato un ente di consulenza che tratti situazioni di questo tipo. A dire il vero, non ce ne sono moltissimi ma quelli che ci sono funzionano generalmente bene. Due buone scelte possono essere quella della Conconsumatori e, andandato sul privato, quella del Cesynt Advanced Solutions Srl.
Il rimborso può essere chiesto – sempre in caso di irregolarità – per tutti i tipo di contratto stipulati, dal mutuo, al prestito, al leasing.